PRECISAZIONI Carabinieri mettevano droga nelle auto durante i posti di blocco per ricattare i passeggeri. Due arresti

di Redazione-Team |

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PRECISAZIONI Carabinieri mettevano droga nelle auto durante i posti di blocco per ricattare i passeggeri. Due arresti Bufale.net

Ci segnalano un articolo pubblicato il 14 ottobre 2017 su TgCom24Ore:

Carabinieri mettevano droga nelle auto durante i posti di blocco per ricattare i passeggeri. Due arresti.

Certe notizie sono sconcertanti, specie se riguardano figure che invece dovrebbero proteggerci e garantire la legalità. Fortunatamente casi come questo sono più unici che rari e, come in questo caso, vengono scoperti con le dovute punizioni per i colpevoli.

In questo caso parliamo di due carabinieri di Mogoro (ridente cittadina della Sardegna) che, pur di fare soldi, erano pronti a tutto. I due, durante i normali posti di blocco, erano pronti a sistemare droga nella macchina del malcapitato di turno o a incastrarlo con l’alcoltest in cambio di 10mila euro. In pratica uno dei due faceva scendere il passeggero dall’auto e  l’altro, nel frattempo e di nascosto, andava a mettere un sacchetto contenente falsa cocaina nel cruscotto della macchina. Dopo aver fatto finta di aver trovato questa cocaina, i due carabinieri rassicuravano il passeggero dicendogli che non avrebbero fatto alcuna denuncia se in cambio avessero ricevuto 10 mila euro. Altre volte, dopo aver eseguito l’alcol test, facevano finta di aver rilevato una soglia di alcol superiore e chiedevano una somma in cambio per chiudere un occhio. Insomma, estorsioni in piena regola.

I carabinieri “infedeli” di Mogoro pianificavano ogni dettaglio in collaborazione con alcuni investigatori privati, e le indagini riguardano fatti che sarebbero iniziati nel 2012.

È quanto emerso oggi nel processo che vede sul banco degli imputati Mario A. e Massimiliano M. che, 4 anni fa quando scattarono le manette per il comandante della compagnia di Mogoro e per alcuni investigatori, erano rispettivamente maresciallo e appuntato al nucleo radiomobile.

I due carabinieri (assistiti dagli avvocati Franco V. e Veronica D.) devono rispondere delle accuse di peculato, estorsione e falso.

Nel processo si sono costituiti parte civile Ugo Z. e Massimiliano S. (difesi da Rossella O. e Rita Chiara F.). Proprio il signor Massimiliano S. (accusato, ingiustamente, di detenzione di cocaina.) ha denunciato il reato di estorsione, contribuendo a dare un’accelerata alle indagini.

Il processo proseguirà il 10 gennaio. Ovviamente, se si accerterà che sono davvero colpevoli, non potranno essere degni di indossare una divisa così importante come quella dell’Arma.

Il 29 novembre 2016 Unione Sarda pubblicava un articolo a riguardo. Il quotidiano sardo riportava la notizia del processo al quale, come imputati, si trovavano Massimiliano Mazzotta e Mario Arnò, rispettivamente appuntato e maresciallo del nucleo radiomobile della Compagnia di Mogoro. Al processo doveva rispondere di peculatoestorsionefalso, assistiti rispettivamente dagli avvocati Veronica DongiovanniFranco Villa. Si erano costituiti parte civile Ugo ZuccaMassimiliano Stella, seguiti dagli avvocati Rossella OppoRita Chiara Furneri.

L’Unione Sarda riporta che i due imputati pianificano le loro azioni in collaborazione con investigatori privati. Su La Nuova Sardegna del 30 novembre 2016 leggiamo che le indagini facevano parte di un’inchiesta su alcuni arresti illegali portati a termine fino al 2012 da parte di un gruppo di militari della Compagnia di Mogoro. L’inchiesta aveva portato all’arresto del Capitano Renè BiancheriLa Nuova Sardegna riporta che i già citati Ugo Zucca e Massimiliano Stella si erano costituiti parte civile in quanto danneggiati dalla condotta dei militari portati a processo. Il 29 novembre aveva deposto uno degli agenti che aveva condotto le indagini:

Arnò e Mazzotta svolgevano accertamenti, ovviamente illegali, per conto di un investigatore privato. Controllavano un uomo, la cui moglie si era rivolta al detective trovandosi nel mezzo di una separazione complicata. I carabinieri si erano messi d’accordo con l’investigatore per mettere in difficoltà l’uomo rispetto alla custodia dei figli.

Per metterlo in difficoltà, Arnò e Mazzotta provvedevano dunque a introdurre dell’hascisc o a truccare i risultati dell’etilometro per compromettere la custodia dei figli dell’uomo. Nella promessa di mettere tutto a tacere, i due Carabinieri chiedevano 10mila euro.

Il 5 aprile 2017 La Nuova Sardegna riportava quanto emerso dall’interrogatorio tenutosi il 4 aprile e durante il quale, Arnò e Mazzotta, aveva raccontato i fatti che riguardavano Massimiliano Stella, il giovane romano in vacanza in Sardegna costituitosi parte civile al processo. Agli avvocati, i due imputati hanno raccontato di un episodio in cui erano tornati in caserma con una bustina di polvere bianca:

Gliel’aveva appena consegnata un loro confidente dicendo che a cedergliela era stato proprio il ragazzo romano. L’intenzione dei due era di far scattare un’operazione che avrebbe portato all’arresto, ma in caserma fu chiesto loro dove fosse il verbale in cui si certificava l’avvenuta consegna di quella dose di cocaina.

A tale richiesta, i due militari avevano reagito in modo concitato rispondendo: «siamo Carabinieri, non siamo delinquenti» e gettando la droga nel water. Da quella dubbia operazione antidroga il pm Rossella Spano aveva costruito l’impianto accusatorio:

Il pubblico ministero Rossella Spano accusa i due militari di aver costruito prove false, di aver falsificato gli orari di lavoro inserendo un numero maggiore di straordinari e di aver utilizzato mezzi a disposizione delle forze dell’ordine per fini personali o per indagini non autorizzate.

I due imputati respingevano le accuse, chiedendo una perizia grafica sulla firma contenuta in un verbale. In un articolo del 27 settembre, sempre La Nuova Sardegna riportava che gli avvocati Villa e Dongiovanni, il giorno 26, avevano raccolto la deposizione dell’ex Comandante della Compagnia di Mogoro Biancheri. Il pm Spano, soprattutto, aveva domandato quali fossero i metodi di custodia dei corpi del reato all’interno della Caserma.

Infine il 28 settembre un nuovo articolo parla di un continuo ribaltamento dei ruoli, che vede da una parte il pm Spano e gli avvocati di parte civile chiedere dai 5 ai 6 anni per i due imputati; dall’altra, gli avvocati della difesa sostengono che si stia dando credito a persone che hanno già commesso reati in precedenza.

Ugo Zucca e Massimiliano Stella, per via delle azioni dei due imputati si sono dunque ritrovati coinvolti in una storia di droga dalla quale, alla fine, sono usciti assolti. I loro avvocati ora chiedono risarcimento.

Leggiamo, inoltre:

Il pubblico ministero ha poi posto l’accento sull’incredibile e ingiustificabile presenza di corpi di reato nei locali della caserma, dove veniva custodita droga destinata invece a essere distrutta secondo le disposizioni dell’autorità giudiziaria. Questo stupefacente era stato senza motivo mantenuto dentro un cassetto addirittura per quattro anni.

Tuttavia, l’articolo si conclude con queste parole:

Dove sta la verità? Gli elementi sono in mano ai giudici del collegio presieduto da Carla Altieri, a latere Giuseppe Carta e Maurizio Lubrano, i quali prima di emettere la sentenza avranno modo di ascoltare le repliche delle controparti. Si torna in aula, per l’ultima volta, il 14 novembre.

Riepilogo

Massimiliano Mazzotta e Mario Arnò, rispettivamente appuntato e maresciallo dei Carabinieri della squadra radiomobile della Compagnia di Mogoro, sono stati presentati in Tribunale con l’accusa di falso, peculato ed estorsione. I due avrebbero operato al soldo di un investigatore privato contro un uomo per metterlo in difficoltà di fronte all’affidamento della figlia, nascondendo sostanze stupefacenti dentro la sua auto e truccando i risultati dell’alcol test. A loro carico, secondo l’accusa e la parte civile, vi sarebbero intercettazioni e una certa documentazione sugli orari di lavoro risultata falsificata.

Il pm ha chiesto per loro una condanna fino a 6 anni, all’emergere di una condotta poco chiara sui metodi di custodia dei corpi del reato all’interno della Caserma. La vicenda, in ogni caso, è complessa e piena di circostanze ancora da chiarire.

È reale ed esistente l’inchiesta a carico dei due Carabinieri, ma è d’uopo attendere il 14 novembre, quando si tornerà in aula per la sentenza che arriverà dopo l’ascolto delle repliche delle controparti. Per il momento, dunque, parliamo di precisazioni.

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