NOTIZIA VERA La scandalosa esibizione del danzatore Frank Willens al Festival di Santarcangelo – Bufale.net

di David Tyto Puente |

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NOTIZIA VERA La scandalosa esibizione del danzatore Frank Willens al Festival di Santarcangelo – Bufale.net Bufale.net

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Ci sono arrivate diverse segnalazioni e richieste di verifica in merito alla “scandalosa” esibizione di Frank Willens, danzatore e coreografo canadese, al Festival di Santarcangelo. La notizia è vera, Frank Willens ha ballato completamente nudo e ha concluso lo spettacolo orinando in pubblica piazza.
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Siamo chiari fin dall’inizio: non tutti siamo in grado di capire o meno questo genere di esibizioni, così come apprezzarle. Così è per molte forme d’arte, contemporanea e del passato. Riporteremo le dichiarazioni dei protagonisti dell’esibizione, che non giudicheremo perché non è nostro compito, anche se di certo è stata ampiamente etichettata come scandalosa.
Riportiamo di seguito il comunicato della direttrice artistica del Festival Internazionale del Teatro in Piazza di Santarcangelo di Romagna, Silvia Bottiroli:

Lo spettacolo (untitled) (2000), ultimo lavoro coreografico firmato da Tino Sehgal prima della sua conversione alle arti visive, è ‘una storia del XX secolo’ attraverso un assolo maschile che ripercorre la storia della danza del Novecento, proponendoci un vertiginoso viaggio nel tempo.
A quindici anni dal suo debutto, lo spettacolo – presentato a Santarcangelo Festival nelle giornate di sabato 18 e domenica 19 luglio – è ora affidato al coreografo francese Boris Charmatz e portato in tournée dal suo Musée de la Danse, una delle maggiori istituzioni coreutiche europee, e danzato dallo stesso Charmatz e da Frank Willens, danzatore formatosi con William Forsythe.
I cinquanta minuti dello spettacolo – sovvenzionato tra l’altro dal Ministero della Cultura e della Comunicazione francese, dalla Città di Rennes, dal Consiglio Regionale della Bretagna e realizzato per il Festival di Santarcangelo grazie al sostegno dell’Institut Français Italia – ripercorrono cent’anni di storia della danza, e cioè cent’anni di trasformazioni del corpo e delle sue relazioni all’antropologia, alla filosofia, alla politica e alla storia dell’arte. Nello specifico, lo spettacolo è costituito da un inanellarsi di citazioni che – da Nijinski a Pina Bausch, da Merce Cunningham a Trisha Brown, da Yvonne Rainer a Xavier Le Roy – presentano estratti degli spettacoli che hanno fatto la storia della danza: un archivio, ora incorporato da un danzatore solo, messo in relazione a un corpo specifico che è nudo perché spogliato di ogni riferimento temporale ed estetico.
La primissima scena del lavoro è una citazione da Isadora Duncan, l’artista che a inizio Novecento cambiò per sempre la storia della danza scendendo dalle punte e ispirandosi alla scultura greca: vi si riconosce il rimando ai corpi della scultura attica, la ricerca di una bellezza classica e statuaria, di una posa plastica e ieratica che contraddistingueva la danza della Duncan. L’ultima scena è invece una citazione dallo spettacolo Jerome Bel del coreografo francese Jerome Bel, fondatore del movimento della cosiddetta “non danza” che negli anni Novanta ha riavvicinato l’arte coreografica al movimento quotidiano, e che a sua volta si ispira in questo spettacolo a un’altra scultura, precisamente la celebrerrima Fontaine di Marcel Duchamp.
Sehgal incornicia quindi il suo assolo dentro a due voci fondamentali della danza del secolo scorso, e dentro a due momenti fondamentali per il rapporto tra danza e arti visive: due momenti in cui il corpo si fa opera d’arte, e al contempo due momenti in cui si attua una rivoluzione estetica, politica, antropologica. Prima il corpo che scende dalle punte e dai canoni rigidissimi del balletto classico per riavvicinarsi a una dimensione spirituale; poi la danza che ridà legittimità ai movimenti e ai gesti più elementari della quotidianità, a ribadire il suo legame indissolubile con la vita.
Quest’ultima scena, che parte da Fontaine di Marcel Duchamp e la attraversa abbandonando l’oggetto per lasciare alla scena l’atto, è l’immagine che ha fatto discutere in queste ore a Santarcangelo, dopo essere stata vista da spettatori in diverse città europee e in alcuni dei maggiori festival di danza: un corpo, un danzatore, che si fa fontana, facendo sgorgare uno spruzzo di pipì, nella posa del Manneken Pis di Bruxelles.
Si tratta quindi non già di una facile provocazione, che sarebbe peraltro puerile e poco efficace, ma di una dichiarazione rispetto al rapporto tra danza e storia, tra dimensione dell’arte e dimensione della vita individuale e politica. E si tratta di un gesto fortemente coreografato, inserito all’interno di un contesto artistico specifico e dichiarato come tale, da uno dei maggiori protagonisti della scena artistica contemporanea.
Quest’anno il festival di Santarcangelo si è posto nel segno di due frasi di Romeo Castellucci, “Guardare non è più un atto innocente” e “Sarà come non poter distogliere lo sguardo dagli occhi di Medusa”, e si è articolato attorno a una domanda fondamentale sulla libertà di espressione dell’arte, chiedendosi che cosa l’arte possa fare e che cosa le sia permesso negli spazi deputati, e che cosa nello spazio pubblico. Nella pubblicazione che accompagna il festival, “Take The Floor”, si sono presentati una serie di case studies di opere performative censurate in Europa negli ultimi anni, tra le quali spicca uno degli ultimi lavori dello stesso Castellucci, e si è riflettuto sulle dinamiche, seriamente preoccupanti, per le quali alcune “minoranze rumorose” che sentono urtata una loro sensibilità stiano regolarmente tentando, talvolta riuscendoci, di censurare delle opere di teatro e di danza.
In un programma che si è aperto in Piazza Ganganelli con Breivik’s Statement di Milo Rau, e che ha presentato al Supercinema le 49 ore del film Magic Bullet di Markus Ohrn, fa riflettere che a suscitare un dibattito politico e a creare scandalo sia il gesto ordinario di una pipì, incorniciato in un gioco di citazioni artistiche che rimanda a Duchamp e firmato da uno dei maggiori artisti contemporanei del mondo.
Forse davvero “guardare non è più un atto innocente”, forse davvero la scena è quel luogo in cui possiamo guardare consapevolmente, forse davvero c’è un bisogno assoluto di reinventare lo sguardo, la sua portata etica, la sua consapevolezza.

Riportiamo di seguito l’intervista rilasciata da Frank Willens al Il Resto del Carlino:

Scusi, ma come fa a produrre quel potente getto di pipì?
«Sorry but… ma mi ha chiesto un’intervista per farmi questa domanda?», risponde sorpreso al telefono Frank Willens, danzatore canadese e coreografo che vive a Berlino, protagonista della contestata performance ‘urinaria’ al Santarcangelo Festival.
E’ solo una curiosità ‘idraulica’, le domande serie dopo.
«Ah ah – se la ride –, allora la soddisfo. Bevo con abbondanza fin dal mattino. Vado alla toilette un’ora prima dello spettacolo. Poi ancora almeno un litro di liquido prima di iniziare».
Acqua o birra?
«Soprattutto acqua, per danzare serve lucidità», sorride l’artista che ha collaborato con Tino Seghal, autore di (‘Untitled’) (‘2000’), Meg Stuart e Peter Stamer –. A inizio performance ho stimoli, poi danzando lo dimentico».
Quante volte ha rappresentato questo spettacolo con Boris Charmatz?
«Questa è la quinta esibizione. I precedenti sono Berlino, Duisburg, Vienna, Essen».
Anche all’aperto?
«Certo».
Ha avuto altre contestazioni?
«No, ma devo dire che non ne ho viste molte neppure a Santarcangelo, dopo la stragrande maggioranza del pubblico sembra aver apprezzato molto l’esibizione».
Chi era preparato ‘sapeva’, invece i passanti meno.
«Questo fa parte del tipo di performance. Chi passeggiava è rimasto sorpreso. Ma la mia sensazione è che non ci siano state reazioni particolarmente scandalizzate. Ho visto una famiglia dove il papà ha messo in bimbi un pochino in disparte. E un signore anziano in bicicletta che si è fermato vicino, guardandomi con aria quasi di sfida, ha fatto un gesto della mano come per dire ‘vediamo adesso cosa sai fare, vai avanti se sei capace’. Ma tutto molto bello».
L’obiezione di alcuni cittadini e gruppi di destra è che non si doveva mostrare un uomo nudo che urina all’aperto, davanti famiglie e bambini ignari.
«Siamo nel 2015, il nudo nell’arte è cosa vecchia di secoli, basta visitare la Pinacoteca di Bologna o qualunque museo. Non si tratta di pornografia, nè di sesso, nè di pedofilia. Solo di un uomo nudo che danza, a rappresentare ‘una storia del XX secolo’ attraverso un assolo maschile che ripercorre la storia della danza del Novecento, un viaggio nel tempo».
E i bambini?
«Io stesso ho due bimbi, di 3 e 8 anni. Mi fosse capitata la stessa cosa, avrei spiegato il senso della situazione. Come capita quando ci importuna un ubriaco. E’ importante che i bambini vedano, chiedano e ricevano risposte. Una cosa insolita la si può spiegare».
Gruppi di destra parlano di ‘atti osceni’ e minacciano denunce.
«Hanno fatto più danni vent’anni di fascismo o un uomo nudo che danza? Se io vedo una scena di violenza con dei bimbi, non va bene. Ma il nudo è naturale. Duecento e più persone hanno apprezzato».
Tornerà a Santarcangelo se la richiameranno?
«Certo, e con mia moglie e i bambini. La città è splendida, c’è un clima molto bello, di unione tra Festival e abitanti. Ci staremo una settimana intera».

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