GUIDA UTILE Il Ministero degli Interni entra nei profili Facebook?

di Luca Mastinu |

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GUIDA UTILE Il Ministero degli Interni entra nei profili Facebook? Bufale.net

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La storia complottista è sempre la stessa: la nostra privacy su Facebook è in pericolo perché non abbiamo la Legge dalla nostra parte. Siamo oggetto di un continuo spiare frenetico da parte del Ministero degli Interni che ha la facoltà di entrare nei nostri profili Facebook senza chiedere l’autorizzazione della Magistratura.

È possibile? No, amici.

Si mette in gioco anche la pagina Una vita da Social, gestita dalla Polizia di Stato, per farci capire che quanto detto finora è infondato e falso:

La foto riportata è uno screenshot di questo articolo di Adnkronos, che a sua volta riporta le parole della Polizia pubblicate in questo post del 23 Settembre 2016:

Tutto cominciò nel 2010, con un articolo di Giorgio Florian pubblicato sull’Espresso dal titolo bombarolo: La polizia ci spia su Facebook:

Un patto segreto firmato in California con il social network. Che consente alle forze dell’ordine di entrare arbitrariamente e senza mandato della magistratura nei profili degli utenti italiani

L’allarmismo diffuso fu smentito dalla Polizia Postale stessa, nella persona del Direttore Antonio Apruzzese in un articolo comparso sempre sull’Espresso. Parliamo sempre del 2010, ma anche 6 anni dopo, questo terrore di una falla nella propria privacy virtuale persiste.

Lo ribadiamo scegliendo le parole della Polizia di Stato: la Polizia Postale può visionare profili, pagine o gruppi solo tramite una rogatoria internazionale disposta e autorizzata dalla Magistratura. In maniera autonoma, la Polizia può solamente provvedere a oscurare pagine e gruppi che diffondono materiale pedo-pornografico.

Sui titolari di profili oggetto di indagine, invece, si procede solo quando su di essi esiste un’indagine ufficiale, dunque in presenza di un’ingiunzione del tribunale o di un mandato di perquisizione.

Basta coi complottismi, dunque. Sono falsi quanto un animale da soma che perde gravità divenendo oggetto di espressioni popolari.

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