DISINFORMAZIONE Immigrati in rivolta. "La pasta non ci piace" – Bufale.net

di David Tyto Puente |

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DISINFORMAZIONE Immigrati in rivolta. "La pasta non ci piace" – Bufale.net Bufale.net

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Manuel ci chiede in pagina se sappiamo qualcosa a riguardo della notizia apparsa sul sito Msn.com dal titolo “Immigrati in rivolta. La pasta non ci piace“:

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I volontari di Fondazione Progetto Arca hanno cercato di accontentare tutti e in ogni modo, ma quello che è successo in un centro di accoglienza di Milano sembra proprio essere un pretesto per lamentarsi e per creare scompiglio.
All’interno della struttura di via Aldini sono presenti ben nove etnie di immigrati. Nonostante la Fondazione si impegni a fare il massimo, questa volta non è bastato. E dai brontolii sui pasti, sono arrivate le proteste e i primi tafferugli. La protesta è scattata sabato sera. I protagonisti un gruppo di nigeriani che non gradiva più i pasti del centro. Così hanno iniziato a protestare animatamente, arrivando a rovesciare una panchina della struttura. Vogliamo il riso, non la pasta hanno urlato gli stranieri.
I volontari al lavoro durante il turno serale hanno avvertito subito le forze dell’ordine per placare gli animi ed evitare violenze. Come riporta Il Giorno, il presidente della onlus che gestisce pure l’hub nel sottopasso della Centrale, spiega: Abbiamo chiamato la polizia, soprattutto per dare un segnale chiaro: le richieste sono legittime, ma tutti devono rispettare le regole. In realtà dietro la protesta ci sarebbe due ragioni ben precise: la prima dovuta ai tempi lunghi della burocrazia italiana per la valutazione delle richieste di asilo; la seconda al fatto che queste richieste nell’80% dei casi vengono respinte.
Così gli ospiti hanno pensato bene di rendere difficile il lavore della Fondazione, lamentandosi e usando come scusa il cibo per sfogare le loro frustazioni. Il vicepresidente del Consiglio comunale, Riccardo De Corato, in quota Fratelli d’Italia non ci sta e attacca: È necessario espellere dalla struttura almeno i capi della rivolta. E bisognerebbe allontanare anche dal nostro Paese coloro che si oppongono alle regole del vivere civile e non rispettano nemmeno le forme di accoglienza messe in atto nei loro confronti. Davide Boni, segretario provinciale del Carroccio, ironizza sulla vicenda: La cortese e moderata protesta degli immigrati di via Aldini – afferma il segretario provinciale del Carroccio merita tutta la considerazione e l’impegno da parte di noi cittadini milanesi: per questo faccio appello al noto chef Cracco perché impegni tutta la sua classe ed esperienza, e magari anche il suo noto ristorante, per soddisfare i palati dei nostri ‘ospiti’.

Il realtà si tratta di un articolo pubblicato da Il Giornale il 18 gennaio 2016 che a sua volta riprende l’articolo de Il Giorno. Rendetevi conto dell’utilizzo strumentale del titolo (classico clickbait, dove molta gente si ferma a leggere solo quello) per poi constatare che in realtà la protesta riguardava tutt’altro.
Sul caso sono intervenuti lo stesso giorno i giornalisti di Fanpage che sono andati ad intervistare Alberto Sinigallia, il presidente di Fondazione Progetto Arca che si occupa dell’assistenza ai 200 profughi accolti nella struttura:

Non la mancanza di riso, quanto di un futuro. Non è stato di certo un problema di pietanze (la pasta anziché il riso) a far esplodere sabato sera la protesta di un gruppo di profughi nigeriani ospitati nel centro di via Aldini, a Milano. La conferma arriva dal presidente di Fondazione Progetto Arca, la onlus che si occupa dell’assistenza ai 200 profughi accolti nella struttura. Alberto Sinigallia intervistato da Fanpage.it ha spiegato nel dettaglio cosa è avvenuto nel centro: “Il cuore del problema sono i documenti – ha detto Sinigallia -. Il giorno prima della protesta tutti i nigeriani si erano visti arrivare il diniego da parte della questura, mentre alcuni pachistani hanno ricevuto i permessi umanitari“.
Di fronte a questa situazione il fatto di non aver trovato, anche a causa del cambio dei fornitori, la normale possibilità di alternativa nel menu ha fornito ad alcuni dei nigeriani ospitati (tre o quattro persone più esagitate seguite da una decina sui 30 africani ospitati in totale) il pretesto per una “rivolta” che non è stata comunque violenta: “Non c’è stato nessun atto di violenza“, precisa Sinigallia.
La protesta per la pasta c’è stata, ed è innegabile: ma sovrastimare il numero delle persone che vi ha preso parte ed ignorare che in realtà il problema vero sia stato un altro è un tentativo di semplificare e strumentalizzare la questione: “Queste persone sono in una situazione nella quale non hanno futuro e ogni tanto scoppiano”, spiega Sinigallia.
Il presidente di Fondazione Progetto Arca è il primo a non negare che la situazione, a causa anche di tre-quattro elementi più esagitati degli altri, possa creare qualche disagio agli altri ospiti del centro: “Abbiamo chiamato la polizia (e si tratta della prima volta, ndr) per dare un segno – spiega -, ma non si può assolutamente espellere una persona solo perché ha fatto una protesta in maniera poco ortodossa”. Quello che invece Progetto Arca chiede da tempo, ma invano, è il trasferimento proprio dei tre-quattro profughi più “guerrafondai” che “intorbidiscono il clima” del centro di via Aldini: “Sono arrivati da via Corelli 7-8 mesi fa, e abbiamo subito capito il perché. Purtroppo non è la prima volta che ne chiediamo il trasferimento“.
Nelle parole di Sinigallia traspare tutta la difficoltà di chi cerca ogni giorno di venire il più possibile incontro alle esigenze di persone che provengono da un contesto culturale completamente diverso dal nostro e sono esasperate dalle lungaggini burocratiche: “Nell’80 per cento dei casi i profughi si vedono bocciare la richiesta d’asilo. I nigeriani, nello specifico, ricevono sempre un diniego e sanno che qui in Italia non potranno restare”. Immaginate dunque quali sentimenti, pensieri e umori può provare chi ha fatto migliaia di chilometri per vivere, nella migliore delle ipotesi, una vita da clandestino: status che molti migranti, con buona pace della Lega, non vogliono affatto. Sintetizzare tutto in una preferenza alimentare è un’operazione semplicemente ingiusta.

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