DISINFORMAZIONE Arriva la batosta per chi ha un conto corrente aperto in Banca o alle Poste. Succederà a tutti… – bufale.net

di Shadow Ranger |

bufala sindaco di lonigo
DISINFORMAZIONE Arriva la batosta per chi ha un conto corrente aperto in Banca o alle Poste. Succederà a tutti… – bufale.net Bufale.net

Il rapporto tra la cosiddetta Controinformazione e l’Informazione è a tratti grottesco.

La Controinformazione trae la sua legittimità da una costante delegittimazione dell’Informazione, ergendosi a paladini del “Quello che gli altri non dicono!”, mendicando click e condivisioni col pretesto di trasformare ogni cittadino indignato (o, in questo caso, Indinniato) in un moderno Paul Revere che ha cambiato in computer connesso ad Internet il suo cavallo.

Ogni volta che ci arrivano notizie del genere, puntualmente scopriamo che in realtà ciò che “La stampa non dice”, quando non è una plateale invenzione è un fatto noto a tutti tranne che al viralizzatore stesso, che lo deforma, lo stiracchia per renderlo maggiormente virale e, citando l’informazione ufficiale, attribuisce alla stessa (usandone quindi l’autorevolezza) il parto di una notizia troppo deformata per essere la stessa inizialmente diffusa dai canali ufficiali.

Possiamo passare ora alla segnalazione pervenutaci, ovvero un articolo che AttivoTV asserisce provenire dall’autorevole portale La Legge per Tutti… ma dopo una cura dimagrante effettuata a colpi di accetta e sensazionalismo

Come al solito, sarà il contribuente a dover dimostrare la propria innocenza, tentando di spiegare al Fisco quale sia la provenienza delle somme contestate.

Nel silenzio più totale dei media, il Fisco italiano è diventato ancora di più un possible incubo per i cittadini, visti come dei delinquenti solo perché possiedono dei risparmi. Basta infatti un solo versamento in contanti sul proprio conto corrente, per far scattare gli accertamenti fiscali.

La novità, passata in sordina ma di fatto operativa già da metà agosto, fa seguito ad una sentenza emessa dalla Corte di Cassazione, secondo la quale basterà un semplice versamento sul conto di un professionista o di un privato per permettere all’Agenzia delle entrate di avviare un accertamento su eventuali redditi non dichiarati. A quel punto inizierà il consueto incubo per il contribuente, che dovrà armarsi di pazienza e cercare di dimostrare la propria innocenza, tentando di spiegare la provenienza delle somme contestate. La questione finisce come al solito per attribuire una “presunzione di evasione fiscale” a favore del fisco, dalla quale è il contribuente a doversi difendere.

Come scrive il portale Laleggepertutti.it “per comprendere meglio la problematica facciamo un esempio pratico. Immaginiamo una persona che riceva da un’altra duemila euro in contanti e li depositi sul proprio conto corrente. L’Agenzia delle Entrate nota l’accredito sospetto sul conto bancario del proprietario dell’appartamento, così gli chiede chiarimenti. Situazione diametralmente inversa è per i versamenti, sia che questi provengano da bonifici di altri soggetti, che da un deposito di contanti ad opera del titolare del conto: anche a distanza di diversi anni l’Agenzia delle Entrate è libera di accertare il reddito e di chiedere da dove provengono queste somme. E se il contribuente non lo ricorda più, peggio per lui: sarà inevitabile un accertamento fiscale. In pratica, le indagini finanziarie possono essere eseguite nei confronti di tutte le persone fisiche, comprese quelle non titolari di reddito d’impresa o di lavoro autonomo, limitatamente ai soli versamenti”.

Fatelo sapere a tutti, fate girare…

Dell’articolo originale resta praticamente solo un buildup pieno di patos in cui si implora il lettore di far girare una grave minaccia “apparsa nel silenzio dei media” parlando di novità introdotte da “una sentenza di Cassazione”

Partiamo dalle basi: siamo in Italia, non in un film Poliziesco Americano, o i protagonisti di un telefilm in stile Law and Order: Dipartimento Indinniati Speciali. La Cassazione non ha funzione legislativa, ed anche la sua funzione giurisdizionale è legata alla sola giurisprudenza di legittimità e non di merito.

Sostanzialmente la Cassazione non crea nuove norme: si pronuncia su quanto già deciso in Appello e Tribunale di Merito per accertare che le leggi invocate nei gradi precedenti (e preesistenti) siano state applicate come si deve e senza aberrazioni.

Ciò posto, l’articolo di La Legge per tutti è un “Lo sai che?”, l’equivalente della nostra rubrica “Guide Utili” (ma molto più tecnico, essendo un portale giuridico) dal titolo Versamenti sul conto: vanno giustificati? dal quale i nostri amichevoli viralizzatori di quartiere hanno tagliato un bel po’ di pezzi

Per comprendere meglio la problematica facciamo un esempio pratico. Immaginiamo una persona che riceva da un’altra duemila euro in contanti e li depositi sul proprio conto corrente. Si tratta del compenso che ha ricevuto per l’affitto di una casa vacanza nel mese di agosto. Dopo tre anni, l’Agenzia delle Entrate nota l’accredito sospetto sul conto bancario del proprietario dell’appartamento; così gli chiede chiarimenti. Quest’ultimo, per difendersi, d’accordo con l’ex inquilino, sostiene che si tratta della restituzione di un prestito da lui fatto in precedenza. Ma l’Agenzia non gli crede, ritenendo piuttosto che, dietro il versamento sul conto corrente, si nasconda piuttosto un’evasione fiscale. Il contribuente ribatte: deve essere piuttosto il fisco – secondo lui – a dover dimostrare l’esistenza del “nero” e non il cittadino a dare prova del contrario. Chi dei due ha ragione?

In questo caso, è legittimo il comportamento dell’Agenzia delle Entrate che notifica l’accertamento fiscale sulla base del solo versamento sul conto non giustificato. Questo perché le somme versate sul conto corrente del professionista, dell’imprenditore o del privato (lavoratore dipendente o meno) possono essere accertate dall’Agenzia delle entrate come redditi “in nero”, salvo che non si riesca a provare la provenienza dei fondi. Al contrario, i prelievi fatti dal proprio conto bancario non possono mai fornire una presunzione di evasione sufficiente a giustificare un accertamento. Quindi, se è vero che un normale contribuente – che non sia un imprenditore – è libero di prendere dal bancomat o allo sportello qualsiasi somma voglia, senza dover preoccuparsi di fornire giustificazioni al fisco, non vale altrettanto per i versamenti che, invece, devono essere sempre giustificabili in caso di controlli bancari.

Non solo. La prova contraria che deve fornire il contribuente sulla regolarità del versamento e sulla provenienza dei soldi non può essere testimoniale, ma deve essere necessariamente scritta e documentale: non – ad esempio – una dichiarazione controfirmata da parte di un testimone, ma contratti o scritture private (con data certa), atti pubblici, o estratti conto.

Per fare ulteriori esempi, è legittimo prelevare dal proprio conto anche un importo consistente o, addirittura, tutto il liquido depositato e avere così una somma in contanti di numerosi zeri, senza che ciò possa destare sospetti nell’Agenzia delle Entrate, che mai potrà chiedere al contribuente le ragioni del prelievo: sia che si tratti di fare la spesa, di comprare un’auto che di tenere i soldi sotto il materasso, il contribuente è libero nei prelievi dal conto corrente e non deve giustificarli.

Situazione diametralmente inversa è per i versamenti, sia che questi provengano da bonifici di altri soggetti, che da un deposito di contanti ad opera del titolare del conto: anche a distanza di diversi anni l’Agenzia delle Entrate è libera di accertare il reddito e di chiedere da dove provengono queste somme. E se il contribuente non lo ricorda più, peggio per lui: sarà inevitabile un accertamento fiscale. In pratica, le indagini finanziarie possono essere eseguite nei confronti di tutte le persone fisiche, comprese quelle non titolari di reddito d’impresa o di lavoro autonomo, limitatamente ai soli versamenti.

Come vedete, la spiegazione diventa assolutamente lapalissiana.

Nulla questio per il gruzzolo che abbiamo: vendo una casa ereditata, ho una copia del contratto di vendita, verso i soldi in banca, il mio commercialista segna nelle dovute dichiarazioni che ho ereditato e venduto la casa, il problema si risolve lì.

Vendo la mia macchina su subito.it e simili, ho con me la prova dell’avvenuta vendita.

Ipotizziamo che io sia un “furbetto da tre soldi”: ho una casa sfitta, la affitto in nero per le vacanze o a degli studenti universitari, a nero mi faccio un bel gruzzolo, naturalmente pagamento in contanti perché siccome mi ritengo un gran volpone furbo di tre cotte voglio essere sicuro di non essere tracciabile… e poi vado a portare in banca il frutto della mia idea perché trovo scomodo avere i soldi sotto il materasso e/o mi piace l’idea di avere degli interessi da gestire o comprare qualche prodotto finanziario ed aumentare il mio guadagno.

Solo in quel momento, come è sempre stato nel nostro ordinamento l’Agenzia delle Entrate comincia a farsi due domande.

Ad esempio Come è possibile che il cittadino Tizio, che secondo l’ultima dichiarazione dei redditi è un poveraccio che vive di stenti e miseria, un Pinocchio in una famiglia di Pinocchi il cui più ricco chiede l’elemosina, ogni primo settembre ed ogni fine di semestre accademico versi in banca quei 2000-3000 euro in contanti che nessuno sa esattamente da dove provengano?

Giustamente, a questo punto, anche l’ipotesi “Tiro fuori una carta che mio cugino topocane mi presta 3000 euro, e casualmente la tiro fuori il giorno dopo un accertamento” suonerebbe bizzarramente forzata, se non addirittura ancora più sospetta dell’ipotesi per cui un soggetto che, a verificare la sua dichiarazione dei redditi, versa in condizioni modeste se non indigenti abbia accesso a cospicui “gruzzoli sotto il materasso” da continuare a versare periodicamente in conto dei quali non esiste traccia, contabile o anche solo prova di una loro genesi se non una tardiva dichiarazione testimoniale sospetta come una banconota da 7 euro con la foto del cane di Hacker Brambilla.

Un caso per nulla comune nella stragrande maggioranza dei casi, e perfettamente superabile che La Legge per Tutti aveva inteso come una pratica guida utile ed altri hanno trasformato in un clickbait sordido e virale.

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