BUFALA Papa Francesco: “I crocifissi nelle scuole non rispettano le altre religioni”

di Luca Mastinu |

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BUFALA Papa Francesco: “I crocifissi nelle scuole non rispettano le altre religioni” Bufale.net

Ci segnalano un’immagine in continua condivisione su Facebook:

Come si può notare, la paternità grafica dell’immagine è attribuita alla pagina TzeTze, nota al mondo social per i suoi “condividi se sei d’accordo / se sei incazzato”. Il messaggio che sottilmente traspare è quello di conferire a Papa Francesco la nomea di anti-cristiano e pro-Islam (non è specificato, ma l’intento è chiaro a tutti). Con un po’ di logica si può facilmente rispondere a una domanda: può, il Capo dello Stato Vaticano, esprimersi con queste parole in merito alla presenza dei crocifissi nelle scuole?

Per una buona percentuale di utenti sì, nonostante avessimo già pubblicato una smentita nel 2015.

Non si esclude che la polemica sulla presenza dei crocifissi nelle aule si ripresenti tempestivamente. Un caso ben noto alle cronache risale a una sentenza del 2009 della Corte Europea. Soile Lautsi Albertin, cittadina italiana di origini finlandesi, nel 2002 aveva fatto appello all’Istituto Statale Vittorino da Feltre di Abano Terme (Padova), frequentato dai suoi figli, di rimuovere i crocifissi dalle aule nel nome della laicità dello Stato (Corriere). La Direzione respinse la richiesta e la Albertin si rivolse, nel 2007, alla Corte di Strasburgo.

Nel 2009 i giudici le diedero ragione: «La presenza del crocefisso, che è impossibile non notare nelle aule scolastiche, potrebbe essere facilmente interpretata dagli studenti di tutte le età come un simbolo religioso. Avvertirebbero così di essere educati in un ambiente scolastico che ha il marchio di una data religione […] potrebbe essere incoraggiante per gli studenti religiosi, ma fastidioso per i ragazzi che praticano altre religioni, in particolare se appartengono a minoranze religiose o sono atei». Padre Federico Lombardi, portavoce della Santa Sede, commentò dicendo che la sentenza era «miope e ideologica».

Nel 2010 la Corte Europea accettò il ricorso del Governo Italiano. Nel 2011 Strasburgo ribaltò la prima sentenza non riconoscendo alcuna possibilità di influenza degli alunni da parte dell’esposizione del crocifisso (Il Fatto Quotidiano).

Nessun riscontro dà credito all’affermazione che TzeTze attribuisce a Papa Bergoglio, considerando che il Papa intende il crocifisso come un’identità dei fedeli. L’immagine è dunque una bufala. Eppure si insiste nel non voler approfondire qualsiasi contenuto compaia sulle bacheche dei social network. Sostenere che una semplice immagine con scritte sovrimpresse non sia un’informazione non trova volontà di accettazione da parte dei condivisori compulsivi.

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