BUFALA In Giappone i treni non fanno mai ritardo, e quando lo fanno il conducente si scusa personalmente con tutti i passeggeri! – bufale.net

di Shadow Ranger |

bufala sindaco di lonigo
BUFALA In Giappone i treni non fanno mai ritardo, e quando lo fanno il conducente si scusa personalmente con tutti i passeggeri! – bufale.net Bufale.net

Esiste un intero filone di bufale che nasce come le urban legends, le leggende metropolitane. Frutto di ignoranza, speranze, del mi ha detto mio cugino e delle fantasie del miles gloriosus, il “vantone” che esibisce conoscenze di posti lontani e remoti, atteggiandosi a novello Marco Polo e sapendo che nessuno potrà contraddirlo senza entrare nel merito.

È un filone di bufale che continua a sopravvivere anche ai giorni nostri, quando si riteneva che l’ubiquità dell’informazione generata dalla Rete avrebbe reso possibile anche al rurale più arretrato e privo di cultura tecnica di accedere al bagaglio culturale di popoli antichi e remoti: ma la Rete è una grande occasione del tutto sprecata, ed una bufala alla volta uno strumento che avrebbe dovuto diffondere verità è diventato il “Mio Cugino 2.0”, fonte “verosimile” di ogni folle idiozia partorita dalla mente dei vantoni delle generazioni passate.

Siamo, del resto, in un paese in cui c’è gente che crede che in Giappone i maestri siano gli unici che non si inchinano neppure all’Imperatore!, adducendo come fonte frasi orribili come l’ho letto su Internet, e quindi non ho ragione di dubitare che sia vero!, e nel quale secoli di studi dell’Accademia della Crusca su antichi proverbi e modi di dire vengono cancellati dal primo analfabeta di ritorno e funzionale che, ebbro di due letture su Internet, comincia a mescolare i proverbi tra di loro in modi improbabili come Paolo Bitta, il rozzo ed ignorante agente di commercio interpretato da Paolo Kessisoglu regalandoci l’invito a rispondere a “In bocca al lupo” con “Viva il lupo” o altre oscenità da matita blu.

Non vi è alcuna meraviglia che dal Giappone, posto fatato e lontano in cui gli insegnanti non si inchinano mai, invece ci siano categorie sociali che, a dire del vantone anonimo della Rete, si inchinano decisamente troppo

In Giappone, è estremamente raro che un treno arrivi in ritardo. Ma quando capita, i giapponesi prendono il ritardo molto seriamente. Il conducente del treno chiede personalmente scusa alle persone del treno, piuttostoche utilizzare il microfono di servizio… ma non è finita qui!

Se il ritardo supera i 5 minuti, ogni passegero riceve un “Certificato di ritardo” da consegnare al capo in ufficio o a scuola, risparmiando l’imbarazzo per il ritardo e le scuse.

Giappone, il paese dell’educazione

Se questa bufala non fosse la traduzione letterale di un testo in lingua inglese, potremmo affermare che l’Italia è il paese delle virgole messe a casaccio e delle storielle fantasiose, ma più che sulla forma ruffiana ed acchiappalikes, potremmo ora concentrarci sul testo.

In Giappone è assai raro che un treno faccia ritardo

Dipende. In linea di massima, statisticamente parlando, il ritardo complessivo sull’intero materiale rotabile Giapponese tende ad essere negligibile. Ma si sa, la statistica è quella scienza per cui se io ho mangiato due polli e il mio vicino di casa è andato a letto digiuno, entrambi risultiamo statisticamente sazi.

Come ricorda Marco Togni, fotografo professionista ed organizzatore di viaggi, generalmente viaggiare sugli Shinkansen (ovvero i treni ad alta velocità, l’equivalente della nostra TAV) è generalmente esente da gravi ritardi, vieppiù che le compagnie si scusano per i ritardi complessivi accumulati nell’anno che raramente superano il minuto.

Ma dicevamo, il minuto statistico, il che significa

Di tanto in tanto le società che gestiscono i treni superveloci shinkansen si scusano ufficialmente per i ritardi accumulati nell’anno precedente, di solito il ritardo è di circa 30 secondi in media per ogni treno. Può sembrarvi una piccolezza, ma se considerate che magari 50 treni arrivano puntuali, 30 secondi di ritardo in media significa che un treno arriverà con 25 minuti di ritardo che non è proprio poco. In linea di massima comunque succede solo in casi veramente eccezionali (vedi sotto dove parlo delle cause).

Va peggio sulle tratte urbane e locali: l’equivalente dei nostri regionali, intercity, metropolitani e simili

I treni locali che collegano località di periferia alle grandi città e quelli che sono all’interno delle città stesse, subiscono di continuo vari ritardi.
Mi capita spesso di trovare treni bloccati ed in ritardo, sia nella vita di tutti i giorni sia quando accompagno viaggi di gruppo. Durante GiappoTour per esempio una volta il Narita Express invece di raggiungere Tokyo in circa 1 ora ci ha messo quasi 2 ore e mezza, e per tornare da Kamakura il treno è rimasto fermo quasi 2 ore. Sono solo un paio di esempi, ma sappiate che non sono le eccezioni che confermano la regola: trovare la Yamanote Line ferma per alcuni minuti è abbastanza comune.

È una semplice questione di logica: se sull’Alta Velocità gli investimenti ed il costo del servizio portano alla necessità di fornire un servizio di qualità eccellente ogni volta, sulle linee locali il materiale rotabile tende ad essere meno di elite ed il traffico cittadino, ben superiore, tende a creare disservizio. È un po’ il fenomeno per cui desta scarsa sorpresa la soppressione di un regionale, ma problemi sull’alta velocità e sulle Frecce Trenitalia tendono a massimizzare gli spazi nei telegiornali.

In particolare, la Linea Yamanote ha avuto un giudizio asprigno anche anche da parte di Kazeatari, nom de plume di Riccardo Gabarrini, autore di Studiare (da) Giapponese, risorsa della quale la consultazione è ampiamente consigliata, il quale conferma e riferisce

Tutti gli altri treni però, espressi e locali, e metro fanno ritardo come succede ovunque. Certo, ci sono differenze tra le varie linee: la Saikyou è economica ma costantemente in ritardo, la Yamanote si blocca per un’oretta ogni volta che c’è un incidente (i.e. spesso), la Seibu fa 5, 10, 15 minuti di ritardo ogni volta che piove…

Potremmo obiettare che, probabilmente, anche nelle nostre Frecce il ritardo accumulato tende ad essere molto più alto, ma del resto, in Giappone l’Alta Velocità è operativa senza alcun problema o lamentela sin dagli anni ’60.

Precisando, è assai improbabile che un viaggiatore in Giappone possa perdere una coincidenza a causa di un ritardo, ma non è affatto vero che i treni giapponesi siano esenti da ogni ritardo.

Sulle cause, apprendiamo sempre dall’eccellente blog di Togni, altra risorsa che vi consigliamo di vivo cuore di consultare, una serie di motivi a noi comuni, uniti ad altri decisamente meno consueti

  • Suicidi: succede abbastanza spesso che chi vuole farla finita decida di buttarsi sotto un treno, anche come “vendetta” verso la società, dato che questo gesto comporterà enormi problemi ai passeggeri, proprio a causa del ritardo del treno.

  • Incidenti: non intendo scontri frontali o cose simili, ma anche semplicemente persone che cadono sulla linea ferroviaria. Su milioni di persone che prendono ogni giorno i mezzi di trasporto nella sola Tokyo, qualche piccolo incidente c’è sempre.

  • Problemi tecnici: non è raro vedere annunci di ritardo causati da piccoli incendi (magari sono due cavi che si sono surriscaldati, niente di che) o cose simili.

  • Problemi atmosferici: a causa di tifoni e terremoti, i ritardi sono spesso presenti.

  • Kakekomi-josha: è il modo in cui i giapponesi chiamano il gesto di salire sul treno all’ultimo secondo, poco prima che le porte si chiudano. A volte va tutto bene, a volte qualcuno rimane schiacciato nella porta, quindi bisogna riaprire la porta e richiuderla. Tutto questo fa perdere tempo, che potrebbe portare a ritardi.

Incidenti dunque, condizioni atmosferiche avverse, passeggeri che si infilano nei treni mentre le porte si stanno chiudendo, e l’occasionale suicida che decide di andar via col botto recando intenzionalmente un disagio ad una società dalla quale si sente rifiutato.

Meno comune che in altri paesi? Probabile. Raro? No, su tutto il materiale rotabile Giapponese il ritardo non è affatto raro. Gestibile, ma non raro.

Sì, ma il conducente esce per scusarsi con tutti i viaggiatori, non vedete la foto?

Un Dengen Ressha (Bullet Train) della linea Shinkansen, come abbiamo visto, può avere fino a sedici carrozze.

Ora, immaginate voi il povero controllore che, contrito per un ritardo ferroviario, decida di lasciare la sua postazione e, uno per uno, si inchini e si profonda in scuse e salamelecchi dinanzi ad ognuno dei passeggeri dei sedici vagoni del treno che ha fatto ritardo.

Semplicemente, ammettendo un ritardo, come abbiamo visto nel punto precedente, di una ventina di minuti circa, i passeggeri finirebbero sequestrati nel treno per un’oretta o due aspettando delle scuse delle quali, francamente, gliene importerebbe zero.

In realtà, come abbiamo visto ai tempi della bufala dei maestri giapponesi, semplicemente i giapponesi salutano inchinandosi.

Siamo di fronte ad una scena che abbiamo vissuto più volte anche noi: il controllore che passa tra i vagoni a chiedere i biglietti, saluta e se ne va. Nulla di più, nulla di meno.

Per le ragioni predette, siamo certi che se un controllore sulla Yamanote Line, dopo venti minuti di ritardo, insistesse per trattenere tutti i viaggiatori ai loro posti fino a che gli stessi non ricevano ed accettino le sue scuse, il meschino sarebbe immediatamente defenestrato da una folla ben poco sorridente e collaborativa ed abbandonato sui binari mentre i passeggeri, finalmente liberi, potrebbero recarsi sia pur con ritardo alla loro destinazione.

Però loro hanno il certificato di ritardo

Premessa: anche Trenitalia ormai ha una app nella quale, inserendo il numero identitificativo del treno, e in assenza di uno smartphone dal sito Viaggiatreno puoi stamparti tutti i certificati con l’arrivo del tuo treno che vuoi ed esibirli un po’ a chi ti pare.

Screen dal sito Viaggiatreno. Notare il pulsante “Stampa il tuo arrivo” per creare il proprio certificato in PDF

Probabilmente non lo sapete perché non vi è mai servito il sito Viaggiatreno una volta nella vita: la stragrande maggioranza dei professori della vostra vita ha accettato il ritardo del treno/autobus/nonna morta per la centesima volta/cane che urina sullo zaino come scusa valida per il ritardo e vi ha lasciato entrare senza particolari imbarazzi, il datore di lavoro vi avrà dato una strigliata e poi scrollato le spalle e, generalmente, sapete che se avete un impegno importante bisogna prendere almeno il treno prima e non ridursi fino all’ultimo momento.

Cosa, questa, particolarmente facile in Giappone: in Giappone la frequenza dei treni è abbastanza alta, ed un treno ogni 10-15 minuti lo trovi facilmente.

Ma ipotizziamo un Giapponese a cui piaccia particolarmente dormire: scopriamo che

In effetti il “certificato” in questione è un fogliettino di carta punzonato in corrispondenza dei minuti di ritardo del treno. Viene distribuito dal personale vicino ai “tornelli” delle stazioni a chi lo vuole (di solito MOLTA gente); a volte si può prendere liberamente, davanti al gabbiotto del controllore.

Praticamente ti risparmi la fatica di andare ad un Internet Cafè a stamparti la schermatina di ViaggiaTreno, adempimento necessario perché, come ricorda il citato Kazeatari

In Giappone però si può essere LICENZIATI per 5 minuti di ritardo ingiustificato, così è stato inventato il sistema del certificato: si avverte in ufficio che si ritarderà per il ritardo del treno (scusandosi), si riceve il certificato, lo si consegna in ufficio segnandoci sopra la linea ferroviaria (a volte il ritardo e/o l’orario del treno)… il tutto viene controllato da qualcuno che va sul sito della compagnia e controlla che il treno abbia fatto davvero ritardo. Sì, anche se si tratta di 5 minuti. Siamo ancora sicuri che sia una cosa meravigliosa?

Seriamente: volete fare a cambio?

In Italia, semplicemente, se ad un lavoratore fosse richiesto di esibire la schermata di Viaggiatreno sotto pena di licenziamento, lo stesso tornerebbe il giorno dopo in azienda con la rappresentanza sindacale, l’avvocato e Marsellus Wallace con uno sgherro strafatto con delle tenaglie ed un saldatore (citazione colta) per esprimere una lunga serie di rimostranze: in Giappone ciò non è ammesso, quindi vengono distribuiti stampati precompilati sui quali punzonare i dati comunque reperibili su siti come Viaggiatreno che qualcuno controllerà per decidere cosa fare del lavoratore “inadempiente”

Certificato peraltro che scopriamo dal portale di Marco Togni non essere dato per ritardi minimali (che, ovviamente, non andrebbero ad inficiare la possibilità di arrivare in orario in ufficio), ma

Se ci sono importanti ritardi nei treni, le società proprietarie delle linee danno ai passeggeri un certificato in cui è scritto il ritardo subito. Questi certificati si possono portare al lavoro, a scuola o all’università e sono considerati delle giustificazioni valide per il ritardo.

E francamente, se un lavoratore italiano subisse un ritardo rilevante, abbiamo già strumenti per evitare le gravi conseguenze che, invece, un lavoratore giapponese patisce a prescindere ed un sistema di indennizzi ed indennità.

Ma ci deve essere qualcosa che rende i treni giapponesi migliori

I giapponesi stessi.

Ecco cosa rende i treni migliori.

Questa bufala, anzi, questa serie di bufale, solletica le corde del chiagnefo**ismo tipico dell’Italiano medio, per il quale le colpe sono sempre altrui, e se lo Stato, Trenitalia, il Papa, il Sindaco, il Presidente e la Divinità gli dessero i servizi che merita sarebbe improvvisamente un cittadino onesto e diligente.

Ad esempio, sugli Shinkansen, ci ricorda il citato Togni, ci sono carrozze silenzio assoluto dove non vengono dati neppure annunci verbali e dove per i passeggeri è possibile leggere e riposare in pace, senza che nessuno decida, come usa da noi, pasticciare col cellulare o vociare rumorosamente.

Sugli shinkansen è uso mangiare degli eki-ben, pasti in scatola ordinati ed adatti al viaggio, e non sbocconcellare improbabili teglie disseminando odori e sporcizia nonostante i cartelli di cui le stazioni sono tappezzati.

Dovremmo, insomma, imparare a concentrarci su ciò che noi possiamo fare per migliorare il mondo intorno a noi, anziché inventarci improbabili storie di posti lontani in cui essere serviti e riveriti.

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