BUFALA DISINFORMAZIONE In Africa c’è una nuova città per 500.000: perché i profughi non vanno lì? – bufale.net

di Shadow Ranger |

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BUFALA DISINFORMAZIONE In Africa c’è una nuova città per 500.000: perché i profughi non vanno lì? – bufale.net Bufale.net

“Buongiornissimo: kaffè?” è una locuzione che deride spesso gli indinniati, il popolo della Rete berciante e rissoso che spesso arriva con ritardo ad informazioni note al pubblico generale e, basandosi su materiale vecchio di anni, imbastisce un teatrino di triviale indignazione basato sul nulla.

Ci segnalano i nostri contatti tanto rumore intorno a questo “articolo” del portale Actionweb:

Gli africani – maschi, e giovani – corrono in Europa a farsi mantenere, ma in Angola, alla periferia di Luanda, esiste un’intera megalopoli, Nova Cidade de Kalimba: vuota.

Nova Cidade è il frutto di un accordo tra il governo di Pechino e quello angolano ed è stata realizzata dalla società cinese statale Citic in cambio delle concessioni petrolifere angolane alla Cina. Composta da circa 750 edifici di otto piani, una dozzina di scuole e un centinaio di negozi, dovrebbe accogliere 500 mila persone – ma per adesso non ci abita nessuno.

È costata circa 3 miliardi di euro.

Perché il magnate egiziano non compra questa città, e ci mette i suoi amici ‘profughi’? Perché non se ne vanno in Angola, possono anche contribuire con i soldi che spendono per il viaggio, invece di pagare gli scafisti. Questo si, sarebbe un vero ‘ricollocamento’. Certo, non piacerebbe ai costruttori di auto amici di Merkel.

Il problema di fondo è che, questi clandestini, non fuggono per trovare un posto dove abitare, cercano qualcuno che li mantenga. E questo accade solo in Europa.

Ignoriamo chi sia il “magnate egiziano” che secondo chi ha redatto questo articolo dovrebbe comprare un’intera città (non esattamente quel genere di stravagante articolo che puoi acquistare nel Black Friday e nello shopping natalizio, magari chiedendo ti sia incartata in una delicata carta da zucchero…), ma la notizia è un miscuglio di malcelate invettive, alterazioni creative della realtà e falsità giustificabili solo, escludendo la malafede, col misterioso quanto anonimo admin che, imbattutosi in una notizia di anni fa pubblicata su Facebook a causa della funzione Accadde Oggi abbia voluto imbastirci su una storiella.

Storiella che smonteremo facilmente, anche se, sinceramente, ci chiediamo in base a quale principio un anonimo “Magnate Egiziano” dovrebbe poter risolvere un problema annoso come l’immigrazione comprando una città in Angola e con quale non solo autorità, ma in base a quali principi logici possa dirottare i flussi migratori in Angola stessa, a meno che di postulare che le autorità civili e politiche locali siano offerte in bundle con l’acquisto della città come i videogiochi su una Playstation nuova.

È vero che esiste in Angola una città chiamata Nova Cidade de Kilamba, e non “Kalimba” come è stata ribattezzata dall’animo blogger.

È pur vero che la città di Kilamba, ufficialmente inaugurata nel 2011, rimase abbandonata per il primo anno di costruzione: sostanzialmente, un’iniziale politica di affitti e leasing immobiliari con canoni mensili medi di 600 € ed agevolazioni aperte ai soli pubblici impiegati sarebbe stata considerata una politica suicida anche in una nazione europea a caso, figurarsi in un’economia emergente.

Ma anche così, nel 2012, trascorso un anno, i primi 200.000 abitanti riuscirono ad acquistare le loro nuove abitazioni, dando la speranza del loro trasferimento nella città nei successivi tre anni.

Tale insperato passo sulla via del successo portò nel 2013 il presidente Dos Santos a ordinare un calmiere sui canoni di locazione e leasing, riducendone i prezzi, ed aprire le possibilità di mutui a prezzi accessibili a tutti gli Angolani, non solo i pubblici impiegati, portando nel 2015 i primi 80.000 abitanti dei previsti 200.000 a prendere residenza stabile, con un profilo medio di trentenni di buona famiglia ed educazione, impiegati con prole.

Ad oggi, Nova Cidade de Kilamba è una città tanto attiva e prospera quanto può esserlo la città di una economia emergente, persino munita di qualche gruppo Facebook come le città nostrane.

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